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domenica 26 giugno 2022

IL 17 GIUGNO 2022 SI E' SVOLTO, A MILANO, IL CONGRESSO NAZIONALE DELL'AGL. ROBERTO FASCIANI CONFERMATO SEGRETARIO GENERALE PER I PROSSIMI QUATTRO ANNI. ELETTO IL NUOVO COMITATO DIRETTIVO NAZIONALE DELL'AGL.

Il Segretario Generale ha, nella sua relazione, approvata all'unanimità dal Congresso, illustrato il ruolo del lavoro alla luce degli eventi storici occorsi quali la pandemia ed il conflitto che sta sconvolgendo l’Ucraina. Il tessuto produttivo nazionale è chiaramente scosso per non dire declinante ed il lavoro deve trovare all’interno di questo contesto un nuovo ruolo ed un nuovo significato, anche con riferimento all’Europa. Infortuni sul lavoro, precarizzazione, quarta rivoluzione industriale, globalizzazione sono questioni fondamentali. Il sindacato dovrà fare pesare le istanze sociali, ma ancora una volta ribadisce il Segretario Generale, occorre avere una prospettiva europea. I sindacati tradizionali e organizzati non sono in grado di ovviare a molti problemi del mondo del lavoro. La situazione politica non aiuta, in particolare per la perenne litigiosità dei partiti e lo stato di continua campagna elettorale in cui versa la politica nazionale. Il Governo Draghi aveva un mandato limitato, siamo in una fase di passaggio. Le forze sociali devono proporsi costruttivamente. Ma la continua dinamica politica non consente di risolvere i problemi perché non esistono forze stabili di riferimento. Sono state attuate misure valide quali il reddito di cittadinanza ma tale misura non ha risposto alle esigenze di lavoro e produttive. La situazione economica si sta aggravando con l’inflazione, il caro vita, la scarsità energetica. Come sindacato l’AGL, deve essere conflittuale ma anche capace di utilizzare a beneficio dei lavoratori le situazioni favorevoli dal punto di vista contrattuale. Non esistono in Italia politiche del lavoro ed industriali ed il mondo dell’imprenditoria è in crisi. Alcune questioni nazionali sono ancora irrisolte: la crisi del mezzogiorno, ad esempio. L’Italia deve operare una svolta in questioni essenziali: l’ambiente, le fonti dell’energia, l’investimento su formazione ed istruzione, sul lavoro femminile. Occorre maggiore impegno nel sindacato, ma l’organizzazione si è mossa bene in particolare attraverso il patronato ed il centro di assistenza fiscale. Stiamo lavorando bene rispetto alle forze ed alle dimensioni dell’organizzazione. A Milano e in diverse zone del Paese il sindacato inizia ad essere conosciuto. L’obiettivo però è diffondere capillarmente l’organizzazione su tutto il territorio nazionale. Importante è tenere presente che numerosi soggetti si sono rivolti all’organizzazione ed hanno trovato ascolto e competenza.

mercoledì 21 settembre 2016

ROBERTO FASCIANI DIRETTORE DI EUROPE CHINESE NEWS

                                a destra, la Presidente di MILAN HUAXIA GROUP, Angela Zhou

Roberto Fasciani è il nuovo Direttore di EUROPE CHINESE NEWS.

“EUROPE CHINESE NEWS” secondo il Sole 24 Ore (21. 3.2012), è “la più importante testata in ideogrammi scritta e stampata in Italia”. Fondata nel 2004, distribuita in Italia e in Europa, la pubblicazione ha anche una versione online in cinese sul sito http://www.ozhrb.eu e in inglese sul sito http://www.ihuarenbao.com/en/ . La Presidente della Società editrice è Angela Zhou, imprenditrice ben conosciuta, anche fondatrice e Presidente di MILAN HUAXIA GROUP, società a capo del gruppo HUAXIA, una delle più importanti imprese cinesi in Italia. Il suo gruppo ha interessi in molti settori fra cui: media on e offline, media center, e-commerce globale, organizzazione di eventi, studi di consulenza, import ed export di beni di lusso e di prodotti alimentari, hotel, enoteche, ristoranti cinesi e occidentali, food & beverage, catering e ospitalità, agenzie di viaggi, società di consulenza per investimenti , promotore di mostre, studi legali, società di assicurazione, centri culturali e altri modelli multi-business. MILAN HUAXIA GROUP è una delle aziende di proprietà di imprenditori cinesi più influenti in Italia e una tra le più importanti società cinesi a livello internazionale.

giovedì 12 settembre 2013

ILVA: ORA BASTA. ESPROPRIARE L'AZIENDA E I RIVA. LO STATO SI ASSUMA LE SUE RESPONSABILITA'. LETTA DIA DIMOSTRAZIONE DI SERVIRE A QUALCOSA.


“””””””””Economia
12/09/2013

Caos Ilva, l’annuncio del gruppo Riva
“1500 esuberi dopo i sequestri del Gip”

LAPRESSE
Il commissario dell’Ilva Enrico Bondi

Sospese tutte le attività in tutti
gli stabilimenti italiani del gruppo
Ira dei sindacati: «Inaccettabile,
ennesima beffa per i lavoratori»
taranto
Il gruppo Riva ha annunciato che da domani metterà in libertà circa 1.500 addetti che operano nelle 13 società riconducibili alla famiglia e oggetto del sequestro di beni e conti correnti per 916 milioni di euro operato dalla Guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta tarantina per disastro ambientale. Lo rende noto la Uilm nazionale.

La messa in libertà riguarderebbe vari siti produttivi che il gruppo Riva possiede in tutta Italia. Nel capoluogo ionico l’unica società interessata sarebbe “Taranto Energia”, che conta 114 dipendenti. L’azienda ha già convocato per domani i sindacati di categoria, pare prospettando problemi per il pagamento degli stipendi.

Riva Acciaio conferma in una nota la cessazione da oggi di tutte le attività dell’azienda, esterne al perimetro gestionale dell’Ilva, e relative a sette stabilimenti in cui sono impiegati circa 1.400 persone. La decisione viene motivata con il sequestro preventivo penale del Gip di Taranto. Riva Acciaio spiega nel dettaglio che da oggi cesseranno tutte le attività dell’azienda, tra cui quelle produttive degli stabilimenti di Verona, Caronno Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco) e di servizi e trasporti (Riva Energia e Muzzana Trasporti). «Tali attività non rientrano nel perimetro gestionale dell’Ilva - afferma l’azienda - e non hanno quindi alcun legame con le vicende giudiziarie che hanno interessato lo stabilimento Ilva di Taranto».

«La decisione - afferma la società -, comunicata al custode dei beni cautelari, Mario Tagarelli, e illustrata alle rappresentanze sindacali dei diversi stabilimenti coinvolti, si è resa purtroppo necessaria poiché il provvedimento di sequestro preventivo penale del Gip di Taranto, datato 22 maggio e 17 luglio 2013 e comunicato il 9 settembre, in base al quale vengono sottratti a Riva Acciaio i cespiti aziendali, tra cui gli stabilimenti produttivi, e vengono sequestrati i saldi attivi di conto corrente e si attua di conseguenza il blocco delle attività bancarie, impedendo il normale ciclo di pagamenti aziendali, fa sì che non esistano più le condizioni operative ed economiche per la prosecuzione della normale attività».

«Riva Acciaio impugnerà naturalmente nelle sedi competenti il provvedimento di sequestro, già attuato nei confronti della controllante Riva Forni Elettrici e inopinatamente esteso al patrimonio dell’azienda - conclude l’azienda -, in lesione della sua autonomia giuridica, ma nel frattempo deve procedere alla sospensione delle attività e alla messa in sicurezza degli impianti cui seguirà, nei tempi e nei modi previsti dalla legge, la sospensione delle prestazioni lavorative del personale (circa 1.400 unità), a esclusione degli addetti alla messa in sicurezza, conservazione e guardiani degli stabilimenti e dei beni aziendali».

Durissima la replica dei sindacati dopo l’annuncio dell’azienda: «Siamo di fronte a un ennesimo epilogo inaccettabile - tuona la Fim-Cisl - Diffidiamo l’azienda ad avviare la messa libertà dei lavoratori e la invitiamo a ricorrere immediatamente all’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Invitiamo altresì la procura in tempi rapidi, a scorporare dal provvedimento di confisca tutto ciò che impedisce la normale prosecuzione dell’attività produttiva e lavorativa. Non accetteremo questa ennesima beffa ai danni dei lavoratori che non hanno nessuna responsabilità».  “””””””””



COMMENTO ALM-AGL:
Come era prevedibile , questa vicenda dell'ILVA si sta trasformando in una farsa per il popolo italiano e in una tragedia per i lavoratori dell'ILVA e dell'indotto.
Non è accettabile che Stato e Governo lascino soli Magistratura e Guardia di Finanza e non si schierino con decisione in questa guerra tra la famiglia Riva (ma non erano stati messi tutti in galera?) e quella parte delle istituzioni che sta facendo il proprio dovere.
Che sta facendo il super commissario? E i suoi collaboratori? Come mai tutta questa “timidezza” da parte loro nel mettere mano alla situazione? Perchè ancora i dirigenti dell'ILVA hanno così tanto mano libera?Perchè Letta, Alfano, Zanonato, Giovannini, Vendola sono così evanescenti? A suo tempo denunciammo i finanziamenti dei Riva ai vertici dei massimi schieramenti politici. Ne chiedemmo la restituzione, mai avvenuta. Dobbiamo pensare male? Erano solo la punta di un iceberg? Forse i Riva sono così tutelati dalla politica perchè si teme che rivelino cose sconvenienti?
Se lo strumento commissariale si sta rivelando inconsistente, si abbia il coraggio si andare oltre. SUBITO! Si espropri l'ILVA, venga incamerata dallo Stato, si mettano a capo di essa dei veri imprenditori e non dei pirati, si chieda la collaborazione internazionale (il recente G20 non aveva decretato la fine dei paradisi fiscali?) per recuperare anche all'estero i beni dei Riva e metterli al servizio della collettività. E, per favore, i sindacati “rappresentativi”, che si sono rivelati marionette, in questa vicenda, la finiscano di interporsi tra l'ira dei lavoratori e la famiglia Riva. Perchè tante attenzioni a quei “Signori” da parte loro? Anche in questo caso dobbiamo pensare male?
In altri momenti abbiamo espresso il nostro parere sul futuro dell'industria siderurgica italiana e su quelle che avrebbero già dovuto essere vere scelte strategiche, altro che il campare alla giornata in questo tragicomico ping pong.
Ma qui , in questo specifico caso, è diverso. Va assicurata la sopravvivenza di questi lavoratori, va risanato l'ambiente, va recuperata la potenzialità produttiva, va respinto il ricatto criminale. E poi ne sta andando di mezzo la dignità nazionale, messa in discussione da un manipolo di imbroglioni. Spesso si parla a vanvera di ruolo regolatore dello Stato nell'economia. Se questo Governo e questa Maggioranza ritengono di essere così utili al Paese ce lo dimostrino in questa occasione, espropriando l'ILVA e i Riva, affidando questa azienda ad altri imprenditori che abbiano a cuore l'interesse nazionale (per carità, lasciamo perdere le nazionalizzazioni, non per pregiudizio ma per evitare che rientrino dalla finestra personaggi impresentabili legati a doppio filo con certa politica).IMMEDIATAMENTE!

ALM Alleanza Lavoratori Metalmeccanici aderente all'AGL

sabato 18 maggio 2013

LANDINI RIPRENDE A FIRMARE I CCNL CON CISL E UIL: COMINCIA DA QUELLO DELLE COOPERATIVE METALMECCANICHE. LEGACOOP SFRUTTA MENO DI MARCHIONNE?

E' stato lo stesso Landini a ricordarlo nel comizio (che più politico di così si muore) di Piazza San Giovanni. La FIOM, dopo lo choc dei contratti separati con la FIAT e con Federmeccanica, sembra abbia ripreso a firmare con le federazioni di categoria di CISL e UIL. Ha detto nel comizio che ciò si giustifica con la “diversità” di quel CCNL dai famigerati accordi divisivi.
Landini sa che i contratti sono pesantissimi documenti di centinaia di pagine e allegati, spesso e volentieri non supportati da indici precisi e quindi di ostica lettura per i non tecnici.E, oltretutto, di difficile reperibilità. In compenso qualche tecnico informato ha detto la sua. E dall'esame della vicenda sembra che non sia proprio andata come raccontato dalla FIOM. Che in realtà la stessa abbia firmato anche se la sua richiesta economica non è stata accolta, a favore, di quella, di minore entità, che era già stata concordata da CISL e UIL.E che per giustificare questo abbozzo, abbia preannunciato che la cosa non sarebbe finita lì ma avrebbe avuto un seguito (un accordo travestito da non sostanziale accordo, quindi, alla faccia del bisogno di certezze e di pacificazione delle imprese nella crisi). In realtà sembra che la voglia alla FIOM sia venuta perchè nel padronato cooperativo è presente Legacoop. Non ci risulta che questa Centrale Cooperativa (vicina politicamente a sinistra e CGIL) si comporti meglio di Marchionne nelle fabbriche o diversamente dagli speculatori capitalisti nel settore dei supermercati o in quello edilizio. Osserviamo pertanto che il furore etico che ha connotato il comizio di Landini non sembra avere in concreto conseguenze nel comportamento di FIOM. C'è chi ipotizza che la novità debba essere inquadrata nel prossimo congresso CGIL o nella volontà di uscire dall'isolamento derivante dalla scelta di cavalcare la via giudiziaria nel conflitto sociale. Ma anche dalla magistratura non sono poche le bastonature rifilate agli avvocati della FIOM (i tempi sono cambiati, evidentemente). Durante il comizio sono state frequenti le sottolineature dell'autonomia e dell'indipendenza di quel sindacato. Nei fatti , tuttavia, più che dell'effettiva tutela dei lavoratori la FIOM sembra più preoccupata di ricostruire un sistema di potere di un certo colore e di riconquistare un monopolio della rappresentanza sindacale a danno di tutte le realtà ad essa alternative. Non siamo i soli a notarlo, nel mondo sindacale, altri l'hanno subito sulla loro pelle e,pertanto, l'effetto sorpresa è sfumato. E fa tristezza rilevare come da un sindacato così importante non emergano proposte e linee nuove rispetto a quanto ascoltato e visto in questi ultimi vent'anni (di sconfitte).

sabato 23 marzo 2013

TURISMO, SERVIZI, APPRENDISTATO: ULTIMA OCCASIONE

Dai dati di ISTAT e Confcommercio resi pubblici nei giorni scorsi, anche se ad occhio si percepiva che da quattro anni, ogni giorno, 615 cittadini italiani diventano “poveri”, emergono, per chi abbia veramente intenzione di risollevare il nostro Paese, due precise cose da fare, nell'economia e nel mondo del lavoro.
La prima: prendere atto che l'avanzo positivo tra esportazioni e importazioni si registra per merito di due precisi settori: il turismo e i servizi. E questi sono quelli su cui puntare, sacrificandone altri ormai in decadenza. Già in precedenti interventi l'AGL , trattando di crisi come quelle dell'ILVA, dell'ALCOA e del Carbosulcis o del drammatico ritardo del nostro Meridione, aveva assunto una chiara posizione: è ora di fare delle scelte guardando in faccia alla realtà. Così, prima di noi, hanno fatto e stanno facendo altre economie nostre concorrenti, è ora che ci si dia una mossa. E là dove la politica, per la fase di stallo che si sta verificando, non ne fosse capace, occorre che la responsabilità venga assunta dalle forze sociali, dei lavoratori e imprenditoriali. Gli ammortizzatori sociali sono una necessaria temporanea medicina ma nulla comportano in termini di correzione di rotta sulla via dello sviluppo. Quindi ripetiamo quanto detto, facendo l'esempio dell'ILVA (ma stesso criterio potrebbe essere adottato in altri casi analoghi, presenti e, sicuramente, futuri). L'industria dell'acciaio e del carbone in Italia non ha futuro. Riconvertiamo e dirottiamo sul turismo le forze occupazionali presenti. Investiamo le poche risorse rimaste nei nostri tesori naturali e artistici, facciamo dell'Italia la Florida d'Europa. E (il tema ha avuto successo elettoralmente per chi l'ha proposto) aboliamo i tagli all'istruzione, alla formazione e alla cultura, impiegando le risorse non nel mantenimento di burocrazia, parassitismo e posti clientelari ma in digitalizzazione . Solo investendo in formazione potremo raccogliere, a breve e medio termine, risultati nella competizione nei servizi di alta qualità. E vincere la sfida del futuro: l'export di prodotti ad alto valore aggiunto verso i Paesi “Brics” e “Next Eleven” .Occorre poi (è la seconda cosa da fare subito) riorganizzare da zero l'apprendistato in Italia, sul modello tedesco. In estrema sintesi occorre compiere una operazione di chiarezza e lealtà. L'apprendistato in Italia non funziona poiché dalle imprese è visto come una operazione di puro e semplice risparmio di imposte e contributi e di ricattabilità della forza lavoro. Dai sindacati è tollerato in quanto consente di mantenere per altro tempo il gregge di lavoro subordinato da mungere per perpetuare l'esistenza stessa dei grossi sindacati. Come accade sovente nel nostro Paese, è la versione “all'italiana” di cose che all'estero funzionano a fallire, togliendo a tutti la speranza che qualcosa possa cambiare. Siamo ancora in attesa che chi ha ricevuto maggiori consensi alle elezioni dimostri di volere e sapere fare il lavoro per cui è stato “assunto” , guadagnandosi il cospicuo stipendio. Se continueremo così, il problema si risolverà da solo perchè tra poco non esisterà più neanche l'Italia.